Waterloo – Due condottieri a confronto
Immagina il 18 giugno 1815, un’atmosfera carica di tensione mentre due dei più grandi strateghi militari del loro tempo si preparano a sfidarsi su un campo di battaglia imponente.
Napoleone, il genio militare che aveva attraversato continenti con la sua Grande Armée, affronta il Duca di Wellington, il maestro della strategia difensiva.
I soldati si schierano con nervi tesi, il fragore dei tamburi annuncia l’inizio di una delle battaglie più celebri della storia.
Le forze si intrecciano in un vortice di caos, dove la vita e la morte danzano sulla lama di una spada.
L’aria è carica di tensione, e ogni decisione prende forma nell’incertezza.
Le nuvole di fumo e il tuono incessante di cannonate creano una coreografia di guerra che fa tremare la terra stessa.
E poi, nella quiete che segue la tempesta, si svela il verdetto.
Waterloo, un nome che riecheggia attraverso i secoli, segna la fine di un’epoca, il tramonto di Napoleone e la fine di un sogno europeo.
Con il suo temperamento ardente e la mente fulminea, spesso sacrificava la profondità della riflessione sull’altare dell’impazienza.
La sua concentrazione, abituata a muoversi tra le nebbie dell’azione immediata, vacillò sotto il peso della foga.
Wellington, al contrario, da perfetto britannico si rivelò come una torre ferma in mezzo alla tempesta.
Il Duca incarnava una meditazione costante, una riflessione profonda prima dell’azione.
Mentre Napoleone si lanciava con ardore contro il destino, Wellington manteneva una calma apparente.
La sua attenzione, una sorta di predisposizione meditativa, lo guidò nella decisione chiave di mantenere una posizione difensiva sulla collina di Mont Saint-Jean.
Da lì il Duca poteva osservare, prendendo decisioni ponderate e restando saldamente ancorato alla sua visione strategica.
L’arte della guerra non conosce certezze.
Le forze di Napoleone continuarono a riversarsi con foga in ogni fessura dell’orizzonte, mentre Wellington, conscio delle sfide, rimaneva impassibile.
La concitazione giocò il suo ruolo.
Napoleone, immerso nell’azione tumultuosa, commise errori fatali nella coordinazione delle truppe e nell’uso delle riserve.
La concentrazione di Wellington gli permise di resistere e contrattaccare, portando al decisivo intervento delle truppe prussiane di Blücher.
Fra i vari motivi della sconfitta francese a Waterloo se ne annoverano alcuni:
- La superiorità numerica e strategica della coalizione antifrancese.
- La distrazione di Napoleone alla notizia dell’arrivo dei prussiani che lo indirizzò verso decisioni sbagliate.
- Il mancato coordinamento delle truppe francesi fra l’artiglieria e la fanteria durante l’attacco principale contro le posizioni del Duca di Wellington.
In quella calda giornata di giugno il contrasto tra l’ardente impeto di Napoleone e la calma riflessiva del Duca di Wellington si rivelò il motore della narrazione.
La lezione che emerge da Waterloo è chiara: in mezzo al fragore della guerra, la concentrazione del comandante è il faro che guida le truppe attraverso le tenebre dell’incertezza.
La capacità di bloccare le distrazioni, di soppesare attentamente le opzioni e di mantenere la mente lucida è il marchio distintivo di un condottiero.
L’attenzione selettiva
La citazione della Battaglia di Waterloo del 1815 è solo un esempio di come l’attenzione dei due condottieri abbia funzionato in quel frangente.
Mentre Napoleone e i suoi generali interpretarono la battaglia in un modo troppo ottimistico e più impulsivo.
Al duca di Wellington va dato atto di un atteggiamento più meticoloso e ponderato.
Le scelte strategiche e tattiche di entrambi i leader sono interpretate attraverso il filtro dell’attenzione selettiva, rivelando il ruolo cruciale che questa svolge nei momenti più decisivi della storia.
L’attenzione selettiva è un intricato meccanismo del cervello umano che rappresenta la chiave di volta per la nostra capacità di navigare nel caos sensoriale che ci circonda.
In un mondo sovraccarico di informazioni, la mente umana è dotata di uno straordinario sistema che le consente di concentrarsi su aspetti specifici del nostro ambiente.
Questo fenomeno cognitivo, noto appunto come attenzione selettiva, svolge un ruolo fondamentale nel plasmare la nostra percezione e nell’ottimizzare l’uso delle risorse cognitive.
Bias dell’Attenzione Selettiva
Il Bias ha il significato di errore.
Il Bias dell’Attenzione Selettiva gioca un ruolo significativo nel contesto degli infortuni sul lavoro.
La tendenza della mente umana a concentrarsi su particolari aspetti dell’ambiente o delle informazioni, ignorando altri dettagli è cruciale per l’accadimento o la prevenzione degli incidenti.
Durante un mio viaggio in India per far visita ad una fabbrica di aste di perforazione per la ricerca petrolifera e geotermica fui colpito da un poster che fotografai e che ho aggiunto come immagine a questo blog.
Si vede appunto un operatore che pensa alla fidanzata e il pericolo incombente di un carico sospeso che rischia di colpirlo a sua insaputa.
Il poster in oggetto e molti altri sono diffusi nei luoghi di lavoro indiani dal National Safety Council che vuole creare consapevolezza sul concetto di Bias dell’Attenzione Selettiva.
Nei luoghi di lavoro e negli opifici italiani che ho visitato numerosi, non ho mai veduto un avvertimento del genere.
Un esempio comune di Bias dell’Attenzione Selettiva nei contesti lavorativi è il fenomeno noto come “inattentional blindness” o cecità da distrazione.
Questo si verifica quando le persone sono così concentrate su una determinata attività o compito che ignorano eventi o pericoli circostanti, anche se questi sono abbastanza evidenti.
Un lavoratore impegnato in una determinata attività potrebbe non notare un ostacolo sul suo percorso, inciampare, cadere, urtare, mancando in quell’attimo di sufficiente presenza a sé stesso.
O potrebbe trascurare di effettuare delle procedure, concentrandosi su aspetti diversi.
Tutto questo porta a conseguenze anche molto gravi sia sul lavoro che nella vita di tutti i giorni.
Diversi fatti gravi
L’errore umano, la disattenzione e il Bias dell’Attenzione Selettiva giocano un ruolo chiave in varie situazioni.
Considerando ad esempio il comparto del trasporto ferroviario , dove la routine quotidiana si intreccia con la precisione, alcuni tragici eventi rivelano che la disattenzione umana porta a conseguenze catastrofiche:
- Incidente ferroviario di Bruxelles, in Belgio, del 25 febbraio 2010.
L’incidente fu causato da un errore umano del macchinista, che stava viaggiando a una velocità superiore al limite consentito. Il macchinista, infatti, stava parlando al telefono cellulare al momento dell’incidente.
- Deragliamento a Santiago di Compostela (Spagna) nel 2013:
Lungo le curve di Santiago di Compostela, la tragedia colpì quando il treno superò i limiti di velocità.
Una disattenzione fatale da parte degli operatori, evidenziando come l’ansia di rispettare gli orari porta a conseguenze irreparabili.
- Deragliamento di Amagasaki (Giappone) nel 2005:
Un treno ad alta velocità deragliò vicino ad Amagasaki a causa di un eccesso di velocità e distrazione del conducente.
- Deragliamento del treno Amtrak 501 (Stati Uniti) nel 2017:
L’entusiasmo del viaggio inaugurale si trasformò in tragedia.
La disattenzione del conducente rispetto al percorso e ai limiti di velocità ha rivelato come la poca familiarità con nuove rotte possa portare a errori fatali.
- Deragliamento del treno regionale numero 11289 in Puglia avvenuto il 12 luglio 2016, nei pressi di Andria.
Nell’incidente, due treni regionali provenienti da Barletta e Ruvo di Puglia sono entrati in collisione frontale.
La causa principale dell’incidente è stata il mancato rispetto di una segnalazione da parte del macchinista del treno proveniente da Barletta, che avrebbe dovuto fermarsi prima di una sezione a binario unico.
Questi esempi rivelano gli impatti dell’attenzione selettiva.
La routine quotidiana diventa la radice di tragiche circostanze se la nostra attenzione non seleziona i segnali importanti.
Safety coaching per il Bias dell’Attenzione Selettiva
Per affrontare la tematica dell’attenzione selettiva e migliorare la sicurezza sul lavoro, è essenziale incoraggiare una cultura dell’attenzione attraverso il Safety Coaching.
La sensibilizzazione al concetto di Bias dell’Attenzione Selettiva aiuta ad individuare la trappola cognitiva dai risvolti drammatici.
Nel caso in esame, il coaching applicato alla safety è un prezioso strumento per migliorare la consapevolezza e ridurre i rischi associati a questo fenomeno.
Sviluppare strategie di pianificazione e prevenzione aiuta ad affrontare situazioni specifiche in cui il Bias è particolarmente pericoloso.
Nelle sessioni di coaching i lavoratori ricevono feedback sulla loro performance in termini di attenzione selettiva.
Il coach stimola e supporta la persona a livello cognitivo, emotivo e comportamentale, coinvolgendo una varietà di risorse e zone cerebrali.
Questo aiuta a identificare situazioni in cui il Bias è più pronunciato e incoraggiare l’autovalutazione continua.
Lo Scambio di esperienze facilita il dialogo tra i membri di un team in cui vengono condivise esperienze personali legate al Bias dell’Attenzione Selettiva e migliora la capacità di individuare potenziali rischi o problemi trascurati a causa di un’eccessiva focalizzazione.
Il safety coaching, quindi, gioca un ruolo significativo nella gestione del Bias dell’Attenzione Selettiva, promuovendo la consapevolezza, sviluppando strategie di gestione, migliorando la sicurezza e la giusta attenzione complessiva sul luogo di lavoro.
Conclusioni
L’attenzione selettiva è una componente fondamentale della nostra mente che ci aiuta a navigare nel mondo complesso e ricco di stimoli in cui viviamo.
Importante però è non cadere nell’errore, nella “trappola” del Bias dell’Attenzione Selettiva che è la causa principale di moltissimi incidenti.
Quando gestita in modo appropriato, porta a efficienza cognitiva, miglioramento delle prestazioni e una prospettiva positiva sulla vita.
Nella professione stessa del coach l’attenzione selettiva è un requisito professionale importante nel discernere ciò che il cliente dice e non dice.
Fin da bambini riceviamo istruzioni sulla attenzione.
Anche a me i miei genitori spesso mi richiamavano: attento a dove metti i piedi, guarda avanti, non ti distrarre.
Nelle favole, nei giocattoli troviamo sempre stimoli all’ attenzione selettiva in senso positivo, agli aspetti che contano.
Ma da grandi le cose cambiano e la cronaca di tutti i giorni purtroppo ce ne dà riscontro.
Necessita prendere coscienza dei fenomeni per poterli gestire al meglio e superarli.
Che ne pensate della pratica attuale di chi cammina in città mentre ascolta la musica con la cuffia indossata?
E magari attraversa la strada senza neanche guardare bene immerso nel suo mondo musicale.
E che ne pensate di una persona che durante la guida dell’auto invia messaggi o telefona con lo smartphone?
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