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Bias Cognitivi: un rischio per la sicurezza sul lavoro

Icaro, armato di ali di cera ignorò i limiti imposti da suo padre Dedalo e volò troppo vicino al sole. La sua caduta tragica riflette il pericolo dell’eccessiva fiducia nelle nostre abilità.

Secondo il pensiero di Daniel Kahneman , premio Nobel 2002 per l’economia, gli errori e i pregiudizi  che influenzano la percezione e la valutazione della realtà vengono definiti “Bias Cognitivi”. Percepire la realtà in modo distorto spinge la persona a decisioni e comportamenti errati

Questi pregiudizi possono avere impatti significativi in vari contesti, tra cui appunto l’ambiente lavorativo, dove l’errore umano può tradursi in conseguenze gravi, come gli infortuni sul luogo di lavoro.

Il Bias dell’Overconfidence

 Di Bias Cognitivi ne sono codificati innumerevoli come innumerevoli sono le azioni umane. Quello di cui però voglio parlare  è il ”Bias dell’Overconfidence” o eccesso di ottimismo.

Si tratta di un fenomeno cognitivo che ho avuto l‘opportunità di osservare in vari contesti.

Gli individui tendono a sopravvalutare le proprie abilità, conoscenze o capacità rispetto alla realtà.

La convinzione eccessiva nella propria invulnerabilità porta a comportamenti negligenti o imprudenti.

A non adottare adeguatamente le misure di sicurezza consigliate, poiché si ritiene di poter gestire situazioni pericolose senza problemi.

A essere meno inclini ad ascoltare avvertimenti o istruzioni, poiché si crede di essere al di sopra di possibili rischi.

E, da parte dei datori di lavoro, anche a sottostimare i costi associati all’infortunio.

Un esempio drammatico

Vogliamo fare degli esempi di Bias di overconfidence all’origine di tragedie accadute anche recentemente? La manomissione delle protezioni di macchinari pericolosi a scopo di accelerare il lavoro e aumentare la produzione.

È di evidenza pubblica la tragedia della funivia del Mottarone sul Lago Maggiore nel 2022. A seguito della rottura del cavo traente, evento di per sé straordinario, non entra in funzione l’impianto di frenatura di emergenza della cabina per inserimento di dispositivi di esclusione del freno. Dato che nei giorni precedenti era intervenuto varie volte  il freno in modo ingiustificato era stato messo un blocco all’impianto di frenatura confidando nell’assenza della sua necessità.

Si confida di potere operare in situazioni di pericolo senza mettere in conto il fatto che possono accadere eventi inaspettati e di emergenze in cui le protezioni svolgono un compito sostanziale.

Il caso della funivia è un esempio evidente per spiegare il concetto di Bias di overconfidence, anche non direttamente collegato alla sicurezza sui luoghi di lavoro. Accadono situazioni di rimozione delle protezioni anche quando è più direttamente coinvolto il fattore umano senza tener conto che nel personale coinvolto possono intervenire la distrazione, la stanchezza, lo stress e altri fattori umani che in una concatenazione di eventi possono condurre all’irreparabile.  

Il Safety Coaching come soluzione contro l’Overconfidence

Il bias dell’overconfidence è un fenomeno umano che può portare a comportamenti pericolosi in qualsiasi contesto, sia sul posto di lavoro che nella vita quotidiana.

Nella pratica lavorativa in particolare agiscono regole ed errori, se i secondi prevalgono il rischio aumenta.

Il safety coaching aiuta a capire l’origine dell’errore nel comportamento e arrivare a scongiurarlo. Può agire in diversi modi, in primo luogo fornendo al dipendente l’opportunità di riflettere e ricostruire le azioni  che hanno  portato all’errore.

In secondo luogo a  identificare sia i fattori individuali che i fattori ambientali, a comprendere le proprie motivazioni e le proprie azioni, e a identificare le aree in cui può migliorare.

E in terzo luogo, il safety coach può aiutare il dipendente a sviluppare un piano per prevenire gli errori futuri e attraverso la riflessione guidata e il feedback costruttivo, i dipendenti possono acquisire una visione più realistica delle situazioni.

In sintesi, concentrarsi sull’esperienza pratica rappresenta un pilastro fondamentale per la costruzione di una cultura aperta e consapevole.

Questa consapevolezza, sia della sicurezza che delle situazioni a rischio, si riflette nella nostra comprensione delle potenzialità personali e altrui.

Tuttavia, nell’analisi finale, sorge spontaneo un interrogativo cruciale: Quanto siamo autenticamente consapevoli dei nostri limiti?

 


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