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Premessa

Nell’attuale panorama lavorativo, il benessere aziendale è diventato un tema centrale ed attuale per le organizzazioni di ogni dimensione.

Non si tratta più solo di offrire stipendi competitivi o benefit materiali, ma di creare un ambiente in cui i dipendenti possano prosperare a livello fisico, mentale ed emotivo.

Investire nel benessere dei propri collaboratori non è solo una scelta etica, ma una strategia aziendale vincente.

Un elemento fondamentale del benessere aziendale è la sicurezza sul lavoro: la safety.

Riprendo a tal proposito un concetto di cui ho parlato nel mio blog precedente, tratto dall’opera del Prof Carlo Bisio, e che è stato per me motivo di forte attenzione.

Lo cito in modo completo:

Gli interventi relativi al miglioramento della sicurezza non si differenziano dal miglioramento del benessere e del potenziale delle persone e di conseguenza gli interventi di sicurezza hanno un esito parziale o ridotto se non tendono in modo più generale allo sviluppo e al benessere delle persone”.

Il benessere aziendale non solo eleva la qualità della vita dei dipendenti, ma esercita anche un impatto significativo sulla società civile.

Allo stesso tempo, il benessere sociale si riflette nelle pratiche aziendali, rendendo il benessere aziendale una naturale declinazione del benessere della società nel suo complesso.

Una società che promuove valori come la salute, la sicurezza e la qualità della vita crea un terreno fertile in cui le aziende possono adottare e implementare queste stesse priorità.

Quando si parla di progresso e benessere di una comunità si fa spesso riferimento al Prodotto Interno Lordo.

Si tratta in effetti di una misura economica che quantifica il valore totale di beni e servizi prodotti in un paese in un determinato periodo.

Pur essendo un indicatore utile per valutare la performance economica di una nazione, presenta diverse limitazioni riguardo alla misura del benessere sociale

 

Better Life Index (BLI)

L’ OCSE, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico fra i 38 paesi più sviluppati del pianeta (in inglese OECD : Organisation for economic cooperation and development), ha elaborato un indice: il Better Life Index, lanciato nel maggio 2011, come strumento interattivo per comparare le diverse performance di ogni singolo Stato in termini di benessere sociale.

Il Better Life Index (BLI) prende in considerazione e dà un peso a 11 dimensioni rappresentative del benessere per ogni Stato membro.

Le dimensione valutate sono le seguenti:

  1. Condizioni abitative
  2. Reddito e sostenibilità finanziaria
  3. Garanzie sul luogo di lavoro, disoccupazione
  4. Qualità della vita sociale
  5. Istruzione
  6. Qualità dell’ambiente
  7. Impegno civile
  8. Salute
  9. Soddisfazione di vita e livello di felicità
  10. Sicurezza pubblica
  11. Bilancio lavoro-vita

Per ognuna di queste dimensioni viene assegnato un peso da 1 a 10 con le relative motivazioni desunte da statistiche, report e sondaggi.

Vedi i dettagli dei vari parametri valutati in TAB.2.

Sommando i voti delle 11 dimensioni otteniamo una misura di valutazione globale del benessere di una nazione.

 

Analisi del Better Life Index e Statistica Infortuni

Se andiamo a confrontare le valutazioni del BLI con il tasso di infortuni sul lavoro di alcuni stati fra i più progrediti, compreso l’Italia, vengono fuori dei numeri interessanti, degni di un commento.

Ho effettuato questo confronto fra cinque nazioni confrontando la performance dell’Italia con gli USA, la Francia, la Gran Bretagna e la Germania.  I risultati sono i seguenti:

 

TAB. 1 Statistica annuale infortuni in confronto al Better Life Index (BLI) per paese

 Italia  USA  UK   Francia   Germania
Numero infortuni totali 698.000 1.184.200 561.000 564.200 787.400
Numero casi/1000 lavoratori 27,8 8,1 17,8 19,8 18,8
Infortuni Fatali (non in itinere) 790 3.593 135 643 423
Tasso mortalità /100.000 lavoratori 3,1 2,5 0,4 2,3 1,0
Popolazione  58.997.000  341.140.000 67.500.000  65.500.000 84.404.000
Popolazione attiva  25.100.000  146.300.000 31.500.000  28.500.000  41.900.000
% Popolazione Attiva 43 43 47 44 50
Better Life Index (OCSE)Vedi TAB.2 68,1 84,8 76,6 74,9 79

I dati annuali si riferiscono al 2022, versione più aggiornata nei siti consultati.

Fra i paesi più sviluppati, l’Italia ha un livello di benessere inferiore a tutti gli altri stati ed un livello di infortuni superiore.

Lungi dall’essere una prova provata di un legame stretto fra numero di casi e livello di benessere del paese, quanto sopra però è sicuramente un dato che fa riflettere.

Stupefacente il dato UK con 135 incidenti fatali nell’anno, circa 6 volte inferiore a quello che accade nel nostro paese.

Lo stesso dicasi della Germania con un terzo del tasso di infortuni fatali che abbiamo in Italia.

 

Il Better Life Index e i bisogni delle persone

Il Better Life Index valuta diverse dimensioni del benessere che rispecchiano i bisogni fondamentali delle persone, che spaziano dalla soddisfazione delle necessità fisiologiche, come la salute e la sicurezza, fino alla realizzazione personale e al benessere psicologico, che sono legati a fattori come l’istruzione e il coinvolgimento civico.

Tale valutazione può essere direttamente collegata alla piramide di Maslow, che classifica i bisogni umani in una gerarchia crescente: bisogni fisiologici, bisogni di sicurezza, bisogni di appartenenza, bisogni di stima e bisogni di autorealizzazione.

Le dimensioni del Better Life Index possono essere viste come un riflesso di queste categorie, in quanto l’analisi del benessere complessivo di una persona tiene conto sia dei bisogni primari che di quelli superiori, contribuendo così a una comprensione più completa e olistica del benessere umano.

Pertanto l’aggregazione dei dati  del BLI secondo le categorie dei bisogni di Maslow ci consente di fare ulteriori considerazioni e confronti.

 Abraham Maslow è stato uno psicologo umanista statunitense che ha spostato il focus sulla centralità dell’individuo, studiando come la persona è spinta soprattutto dai bisogni più che dai suoi problemi.

In particolare Maslow ha definito una piramide dei bisogni delle persone con alla base i bisogni primari fisiologici e al vertice l’autorealizzazione della persona.

La persona tenderà a soddisfare per primi i bisogni primari e, successivamente scalerà la piramide, salendo verso il vertice, mirando alla propria  autorealizzazione e cercando di soddisfare i suoi bisogni intermedi  che assumeranno via via  priorità e importanza.

La gerarchia dei bisogni di Maslow è indicata di seguito:

  1. Fisiologici ( Cibo, Vestiario, Abitazione)
  2. Sicurezza (Pericolo fisico, timore di non poter soddisfare i bisogni elementari)
  3. Sociali di Appartenenza ( Appartenere a un gruppo sociale, essere accettati)
  4. Stima ( Autostima e stima da parte degli altri)
  5. Autorealizzazione ( Massimizzazione del proprio potenziale)

Applicando questa classificazione alle valutazioni dei vari parametri del BLI per ciascun stato e, aggregandoli nella logica piramidale di Maslow secondo una riconoscibilità e classificazione del bisogno, otteniamo la TAB.2 e TAB.3 sotto riportate.

 

TAB.2 Dettaglio delle valutazioni dei singoli parametri del BETTER LIFE INDEX per paese con riferimento alla classifica di Maslow

OECD   BETTER   LIFE   INDEX
Italia USA UK Francia Germania Tipo di Bisogno       (Maslow)
ABITAZIONE 5,5 8,6 6,5 6,8 7,0 Fisiologico
REDDITO 3,6 8,5 5,4 4,3 4,8 Fisiologico
OCCUPAZIONE 5,8 8,8 8,4 7,5 8,9 Sicurezza
RELAZIONI SOCIALI 5,6 7,8 7,3 8,2 6,2 Appartenenza
ISTRUZIONE 4,9 7,4 6,7 6,3 7,6 Stima
AMBIENTE 5,0 8,2 6,8 6,0 7,7 Appartenenza
IMPEGNO CIVILE 6,6 7,0 7,1 5,8 5,3 Appartenenza
SALUTE 8,3 8,6 7,8 7,7 7,1 Sicurezza
SODDISFAZIONE DI VITA 5,4 7,2 6,4 6,1 8,1 Autorealizzazione
SICUREZZA 8,0 7,5 8,6 8,1 8,3 Sicurezza
EQUILIBRIO LAVORO VITA 9,4 5,2 5,6 8,1 8,0 Autorealizzazione
TOTALE 68,1 84,8 76,6 74,9 79,0

Aggregando successivamente i vari punteggi otteniamo la Tab.3 di cui sotto

 

TAB. 3 Aggregazione Punteggi per tipo di bisogno secondo Maslow

    Tipo di Bisogno (Maslow)
   ITALIA  USA  UK  FRANCIA  GERMANIA
FISIOLOGICI 9,1 17,1 11,9 11,1 11,8
SICUREZZA 22,1 24,9 24,8 23,3 24,3
SOCIALI e APPARTENENZA 17,2 23,0 21,2 20,0 19,2
STIMA 4,9 7,4 6,7 6,3 7,6
AUTOREALIZZAZIONE 14,8 12,4 12,0 14,2 16,1

 

La sintesi della TAB.3 consente di approfondire ulteriori analisi risguardo agli aspetti della sicurezza sui luoghi di lavoro in relazione alla misura del benessere sociale.

In particolare dal punteggio dei bisogni primari fisiologici, significativamente basso rispetto agli altri stati (punteggio 9,1), si intuisce che il lavoratore italiano possa essere “più preoccupato” riguardo alla soddisfazione dei suoi bisogni in relazione agli altri paesi.

Mi riferisco ai bisogni di abitazione, cibo, vestiario

Anche nella misura della sicurezza (punteggio 22,1), sia fisica che occupazionale esiste un gap negativo per l’Italia.

In questo dato ho aggregato sia la sicurezza in senso stretto dell’uomo in strada, sia la sicurezza del posto di lavoro che la sicurezza di salute fisica.

Il dato così modulato è influenzato sia da stili di vita e alimentazione di cui l’Italiano è orgoglioso e una sensazione di essere più protetto da un punto di vista della salute fisica relativamente al nostro Sistema Sanitario Nazionale ritenuto abbastanza positivo (punteggio 8,3 della Tab.2).

Viceversa la sicurezza occupazionale invece è molto più bassa che negli altri paesi (Punteggio 5,8 della Tab.2).

È evidente che un lavoratore con la preoccupazione per le sue necessità fondamentali di abitazione cibo, precarietà occupazionale sarà meno concentrato sul posto di lavoro.

Con la testa altrove sarà meno attento alla sua e altrui incolumità.

Nella valutazione sulle appartenenze e socialità (punteggio 17,2) si denota che il lavoratore italiano è “più solo” rispetto alla socialità di un americano, di un francese, di un inglese e anche questo aspetto contiene il significato del “non fare squadra”, del “non sorvegliarsi” a vicenda, altro elemento incisivo da un punto di vista della sicurezza.

L’istruzione penalizza l’Italiano medio nella sua stima e autostima (punteggio 4,9). Un lavoratore che ha una sufficiente stima di sé stesso, indipendentemente dalle leggi e dalle regole, non affronta un lavoro senza proteggersi.

La protezione di sé stessi fa parte della “cura del sé”, concetto fondamentale nella pratica del coaching che implica pratiche per migliorare la salute fisica, emotiva, mentale e spirituale, promuovendo equilibrio, gestione dello stress, rispetto e amore per sé stessi.

Chi ha cura di sé non va ad infilarsi in un cunicolo sotterraneo senza autorespiratore e morirci soffocato come è successo in Sicilia poco tempo fa.

Sarà precipua cura sua il proteggersi, indipendentemente da leggi, regolamenti, burocrazia e controlli

Cosa dire infine della autorealizzazione in cui sembra che la statistica italiana sia più positiva rispetto agli altri stati?

Il dato interessante è che in termini di equilibrio vita lavoro l’italiano medio sembra molto più soddisfatto degli altri (punteggio 9,4 della TAB.2).

La cosa ha sicuramente aspetti positivi da un punto di vista di cura della propria vita personale e familiare rispetto agli altri paesi.

È un aspetto tipicamente italiano, ma cela anche il fatto sostanziale che l’Italiano medio la sua creatività, la sua realizzazione, e la sua soddisfazione la trova spesso al di fuori del posto di lavoro.

L’italiano medio “sopporta” il lavoro in attesa dell’ora di uscita per essere finalmente sé stesso.

Questo non è un aspetto positivo da un punto di vista della concentrazione ed attenzione sul lavoro.

Il lavoro è vissuto soprattutto come obbligo, il “non luogo” della propria creatività, del proprio potenziale, della propria realizzazione, il “non luogo“ della leadership.

“Sopportare il lavoro” diventa fonte di insidie da un punto di vista della sicurezza per ovvi motivi già esposti.

 

  Conclusioni

Dai dati presentati emerge che il benessere sociale e, per declinazione logica, il benessere aziendale potrebbero avere una correlazione con il livello medio della sicurezza sul lavoro.

Un ambiente lavorativo che pone al centro il benessere dei propri dipendenti non solo contribuisce a migliorare la qualità della vita individuale, ma anche a ridurre significativamente il tasso di infortuni.

Il Better Life Index dell’OCSE ci offre una lente preziosa attraverso cui possiamo osservare il benessere sociale.

L’Italia, con un livello di benessere misurato inferiore rispetto ad altre nazioni sviluppate e un tasso di infortuni superiore, ci offre uno spunto di riflessione importante.

Perché, nonostante l’evidente progresso economico e sociale, esistono ancora gap così significativi nella sicurezza sul lavoro?

È evidente che una maggiore attenzione al benessere dei dipendenti e all’implementazione di pratiche di coaching applicate alla safety non è solo un vantaggio competitivo, ma un dovere etico e sociale, un’ impronta di civiltà.

Alla luce di questi dati, la domanda che sorge spontanea è: quanto siamo disposti a investire nel benessere e nella sicurezza dei nostri lavoratori per costruire un futuro aziendale più sicuro e prospero?

E, più in generale, come possiamo promuovere una cultura di coaching che diventi sinonimo di progresso sociale e benessere diffuso?

 

FONTI


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