Riflessioni su un evento, Un testo, il Safety Coaching e la “Cura del sé”
Negli ultimi tempi, la cronaca ci ha consegnato delle notizie terribili sugli incidenti sul lavoro.
L’ultimo in particolare che è accaduto a Casteldaccia in Sicilia per i cinque lavoratori deceduti per asfissia.
In un momento in cui la sicurezza sul lavoro è più importante che mai, mi sento spinto a condividere un libro che non solo affronta questo argomento con rigore e profondità, ma che offre anche una prospettiva innovativa e illuminante relativa alla sicurezza dal punto di vista umano.
Mi riferisco al testo del Prof. Carlo Bisio: “Psicologia per la sicurezza sul lavoro”.
In questo volume si parla di sicurezza mettendo al centro il fattore umano delle aziende.
Ad oggi la safety è trattata soprattutto come una serie di adempimenti e obblighi da compiere, che hanno molto l’aspetto della burocrazia più che di una convinta azione di prevenzione.
Il Prof. Carlo Bisio nel suo saggio mette l’accento su quattro principi fondamentali che qui riassumo:
- “Occuparsi di sicurezza in modo efficace non può consistere solo nell’occuparsi di sicurezza”.
La sicurezza infatti entra a pieno titolo nel processo lavorativo e quindi deve far parte di una formazione interdisciplinare che si integri nella formazione al lavoro stesso, senza relegarla ad un team di addetti che spesso vengono anche recepiti come corpi estranei all’organizzazione.
- “Esiste una sicurezza oggettiva ed una sicurezza soggettiva”.
L’aspetto oggettivo limita l’insicurezza. Si riferisce all’ambiente, a come è realizzato, costruito, con tutte le barriere possibili.
Questo ambiente poi viene “abitato”, ed è l’aspetto soggettivo che entra in gioco e che invece aumenta la sicurezza.
È l’aspetto tipicamente umano che coinvolge la conoscenza, le potenzialità, il comportamento delle persone.
Si può vivere in ambiente sguarnito con un’alta concezione della sicurezza e viceversa in un ambiente ben strutturato con una scarsa coscienza.
In quest’ultimo caso è molto probabile che possano accadere incidenti.
È sempre il fattore umano l’elemento principale di un modo sicuro di operare.
- “Gli interventi relativi al miglioramento della sicurezza non si differenziano dal miglioramento del benessere e del potenziale delle persone”.
Questo principio è prorompente.
Si è iniziato a parlare di nuovo umanesimo industriale già da un po’ di tempo.
Ne ha parlato l’ex presidente degli industriali Carlo Bonomi.
La stessa unione europea ha lanciato il documento “Industria 5.0: verso un’industria più sostenibile, resiliente e incentrata sull’uomo”.
Rappresenta un passo significativo verso un’industria che valorizza non solo la produttività, ma anche il benessere e il potenziale umano.
È il segno tangibile del valore della persona nel processo industriale.
Siamo ancora distanti dal raggiungimento da questo obbiettivo.
Lo si vede anche da quanti incidenti accadono.
La sensibilità sociale e la consapevolezza dell’importanza di promuovere un ambiente lavorativo sicuro, sano e inclusivo sono fondamentali per trasformare questa visione in realtà
- “Fornire significato al lavoro”.
Questo lo ritengo il principio più importante.
Prendo ulteriori illuminanti citazioni dal testo in argomento senza bisogno di altre interpretazioni perché in questo principio l’autore ha condensato tutta la saggezza del testo.
“E’ il vuoto di significato percepito dagli operatori a causare comportamenti a rischio: che significato ha questa operazione? Che significato ha questo lavoro? Che significato ha per la mia vita, il mio sviluppo? “. Domande spesso senza risposta.
“Ogni operatore applica un suo stile per appropriarsi dell’attività. Per sentirla propria”……..“gli operatori si inventano parte dell’attività; è come se essi introducessero un significato mancante”.
Riflettendo sul vuoto di significato percepito dagli operatori, diventa chiaro che fornire un senso alla propria attività non solo riduce i comportamenti a rischio, ma alimenta anche un senso di appartenenza e realizzazione personale.
In questo modo il lavoro diventa non solo una fonte di reddito, ma un veicolo per il benessere e la crescita individuale.
Conclusione
Nel contesto della ricerca di significato nel lavoro, emergono concetti fondamentali ai quali faccio sempre riferimento: “leadership”, “safety coaching” e la “cura del sé”.
La “leadership” efficace non solo guida, ma attraverso la vision ispira e riempie di significato l’azione quotidiana.
Il “safety coaching” rappresenta un approccio proattivo che va oltre la mera conformità normativa.
Promuove una cultura aziendale che mette al centro la sicurezza, il benessere e la consapevolezza dei lavoratori incoraggiando una comunicazione aperta e un sostegno reciproco.
Parallelamente, la “cura del sé” riveste un ruolo cruciale nell’empowerment individuale, incoraggiando gli operatori a prendersi cura di sé stessi e degli altri, promuovendo la salute e il benessere in un contesto lavorativo.
Questo non significa che non possano affrontare situazioni complesse o sfide impegnative, ma piuttosto che lo faranno con una consapevolezza maggiore dei rischi e delle precauzioni necessarie proprio per la cura di sé.
Quando questi tre concetti convergono, si crea un ambiente di lavoro che non solo protegge la sicurezza dei dipendenti, ma li valorizza come individui e li supporta nel perseguire il loro pieno potenziale.
Chi ha cura di sé potrà mai affrontare un lavoro senza le dovute protezioni?
Io credo che non lo farebbe e non per obbedire ad una norma, ma principalmente per il rispetto di sé stesso.
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